Addio alle cementificazione

Fiesso d’Artico: una quantità di nuove costruzioni su una viabilità che, nelle linee generali, è quella di molti decenni fa. Un fazzoletto di terra dove c’è una popolazione densa, fra le più alte d’Italia. Un primato poco invidiabile.

Ripensare il territorio

In due o tre decenni la popolazione è quasi raddoppiata. Tutti i servizi sono andati fuori scala: mancano o sono sottodimensionati viabilità, verde di quartiere, scuole, servizi sociali. In compenso aumentano traffico e inquinamento (mettere il link all’approfondimento sui fumi delle caldaie e stufe). Si è pensato a uno sviluppo che favorisse l’edilizia: oggi se ne paga il prezzo. Certo, sono stati errori comuni a diverse forze politiche, e non solo a Fiesso: le stesse riflessioni si possono infatti fare anche per altri comuni della Riviera.

Si pensava che questo sistema avrebbe portato il Comune ad avere più risorse, per esempio, in termini di oneri di urbanizzazione. Che non sono stati però sufficienti per realizzare quello che era necessario per la popolazione aumentata. In cambio, abbiamo avuto città anonime e prive di identità.

Come abbandonare il cemento

L’amministrazione Martellato, al di là delle dichiarazioni, si è mossa tardi e male. Intanto, col PATI del 2015 aveva in sostanza confermato, se non aumentato, la cubatura prevista nella Variante al Piano del 2003. E ha continuato: nel 2019 ha rinnovato per altri cinque anni la convenzione con la cosiddetta Città della Moda, senza nemmeno provare a cambiare qualcosa. Alla luce dei fatti l’amministrazione che sta per scadere è stata costretta a qualche intervento dalla Regione. La cosa è stata gestita senza nessun piano complessivo: solo accordi fra il comune e i privati che hanno portato – si vedono in queste settimane i risultati – alla nascita di edifici torreggianti anche di quattro o cinque piani a stretto contatto di nuclei di case uni o bifamigliari che ne hanno un paio al massimo.

La Città della Moda

Quando fu pensata, ormai più di vent’anni fa, la Città della Moda aveva un senso, specie se si fosse riusciti a inserirla in un piano intercomunale. Magari riducendo lo sviluppo abitativo. Comunque, potevano essere interessanti il parco, il museo della calzatura, una sala polivalente di cui certo il territorio ha bisogno, e che erano compresi nel progetto.

Adesso, il settore calzaturiero si è data una propria sede a Capriccio di Vigonza. Le aziende sopravvissute si sono affidate ai grandi marchi rinunciando a una valorizzazione della produzione locale. Insomma, non ci sono più le condizioni che avevano fatto pensare al progetto. E il Comune prolunga per cinque anni la convenzione senza dire niente a nessuno. Occorre invece ripensare completamente gli obiettivi, facendo attenzione alla loro sostenibilità ambientale.

Ricucire l’edificato

Se, come pare, siamo una specie di periferia, dobbiamo evitare di diventare un dormitorio. Per questo occorre intervenire sull’aspetto estetico e sulle dotazioni funzionali. Gli abitanti devono trovarsi bene nel loro paese, così che in loro si sviluppino energie positive che possano sbocciare in gruppi ed azioni sociali e culturali locali che si radichino nel nostro territorio.

Per noi la pianificazione e lo sviluppo urbanistico nei prossimi decenni dovranno essere sostenibili nell’ottica di realizzare un paese a misura d’uomo. La cubatura oggi esistente non potrà essere ampliata, ma organizzata secondo un disegno che preveda ampi spazi da destinare a servizi e spazi verdi per il miglioramento della vita dei residenti.

Non più palazzoni e villette assembrati senza una logica. Un cambio di passo, insomma: che porti a ragionare in un’ottica di consumo del suolo zero, di rinascita di aree degradate e di rivisitazione degli esterni degli edifici anche andando ad operare nei regolamenti comunali e dialogando con professionisti attenti a queste tematiche, non solo agli interessi pur legittimi di molti operatori economici.

Le direttrici sulle quali operare saranno rigenerazione, recupero e riqualificazione.

La pianificazione dovrà essere volta alla riqualificazione degli spazi pubblici oggi marginali e privi di valore urbano come parchi verdi, percorsi, aree e luoghi di aggregazione. Si parte lavorando sul patrimonio che già abbiamo davanti a noi senza inventare nulla.

Si dovranno valorizzare i due corridoi naturali presenti a nord e a sud del nostro comune: il Naviglio del Brenta e lo Scolo Serraglio, mettendo gli stessi in comunicazione con una serie di percorsi trasversali: via Pioghella, via Zuina, via Baldana, via Pampagnina.

Anche i privati possono contribuire

La ricucitura edilizia e urbanistica del territorio verrà accompagnata da un coinvolgimento dei singoli abitanti lungo le vie del paese organizzando delle manifestazioni ed eventi che consolidino l’appartenenza al nostro territorio e contribuiscono ad individuare dei simboli chiaramente riconoscibili. Ad esempio, si organizzeranno dei concorsi per addobbare con fiori o tendaggi i poggioli e le ringhiere delle nostre abitazioni partendo da temi specifici, diversi via per via. Inoltre, organizzeremo dei concorsi legati al mondo dello sport e dell’intrattenimento. Si allestiranno anche delle mostre iteranti diffuse. Le piazzette ed i parcheggi saranno dei luoghi puntuali di aggregazione dove organizzare qualcosa di stabile per diversi giorni. La cura della tavolozza dei colori utilizzati e le forme geometriche esterne con la cura dei luoghi privati e pubblici genererà sicuramente un rilancio della vitalità sociale di tutti.