Amarcord

A proposito di informazione, o meglio di disinformazione: ricordiamo tutti la primavera scorsa.

Ogni giorno sapevamo cosa stava accedendo a casa nostra. Sapevamo in tempo reale quanti contagi c’erano a Fiesso, quanti ospiti della casa di riposo erano morti, scoprivamo con una certa inquietudine che eravamo nelle prime posizioni di molte classifiche poco piacevoli. 

Ora è buio pesto. I giornali si limitano ai grandi numeri, o alle proteste di questo o di quello per tale o tal’altra restrizione. Ma a Fiesso come sta andando? Top secret, pare. Il che fa pensare che non vada troppo bene. 

Altri comuni nei nostri dintorni sono molto più solerti, utilizzano i moderni strumenti della telematica per informare quasi in tempo reale. Qua, scopriamo che Tizio è malato, che Caio è ricoverato, che Sempronio è morto dalle chiacchiere coi vicini o gli amici o dall’epigrafe appesa davanti alla chiesa o al bar. Ma qualcosa di organico? Che faccia capire come vanno le cose?

O c’è il timore che si semini panico? Che a vedere che non sta andando tutto bene la gente si allarmi, che chieda qualche ragione? Che stare zitti di fronte al dramma lo spenga ed annulli?

Al contrario: solo sapendo si capisce meglio come ci si deve comportare! E solo sapendo si evita che i negazionisti e i qualunquisti costringano decine e decine di famiglie in isolamento a casa per settimane. Anche questo è un problema di informazione, di democrazia, e neppure troppo piccolo.